Il pareggiamento
Con l’Unità d’Italia la legge Casati è estesa a tutto il Regno, ma si rende necessario prendere ulteriori provvedimenti. Nel 1862 il ministro della Pubblica istruzione, Carlo Matteucci, firma una legge e stila un regolamento che divide le università in due categorie. I professori degli atenei di prima classe (Bologna, Napoli, Palermo, Pavia, Pisa e Torino) avranno, sulla base dell’anzianità, uno stipendio di 5 o 6.000 lire; gli altri (Genova, Catania, Messina, Cagliari, Modena, Parma e Siena) di 3.000 o 3.600 lire.
Da questo momento l’Università cagliaritana porta avanti diverse azioni per essere “pareggiata” agli atenei di prima classe. Tuttavia, repentini cambi di ministro, disaccordi politici, sfortunati tentativi di istituzione di un Consorzio universitario con il Comune, la Provincia e la Cassa di Risparmio, allontanano l’obiettivo di 40 anni.
In quest’arco di tempo, nonostante il trasferimento di molti professori e la conseguente impossibilità ad attivare alcuni corsi, l’Università cresce con la nascita e il rafforzamento di laboratori, stabilimenti e cliniche.
Il pareggiamento, dopo alcune false partenze, arriva con la legge n. 252 del 19 giugno 1902.
1903-1922
Il ritorno tra i grandi atenei nazionali dopo il pareggiamento dona all’Università di Cagliari un nuovo slancio tra età giolittiana, Prima guerra mondiale e fascismo.
L’approvazione del nuovo regolamento di Ateneo del 1905 segna un passaggio importante nell’armonizzazione dei lavori delle singole Facoltà, pur in presenza di rilevanti difficoltà legate alle questioni logistiche. L’elaborazione del progetto Tognetti di sistemazione generale dell’Ateneo e del palazzo di via Università, nell’area di Tuvixeddu-Tuvumannu, finanziato per gran parte dal governo centrale con il contributo delle istituzioni locali cagliaritane, rappresenta il primo serio tentativo di dare vita a una università moderna e funzionale. Tale progetto viene accantonato con la deflagrazione del primo conflitto mondiale, evento cui partecipano docenti e soprattutto tanti studenti dell’Ateneo, tra cui Emilio Lussu. L’euforia per la vittoria nella guerra contagia anche l’Ateneo, impegnato a sostenere la “nuova Italia” con la ricerca e il sostegno in settori scientifici strategici come la chimica e la fisica, fondamentali per il completamento di grandi opere come la diga del Tirso.